CINEmotional
2001: odissea
TITOLO ORIGINALE: 2001: a space odyssey
REGIA: Stanley Kubrick
DURATA: 160'
ANNO: 1968
SOGGETTO: tratto dal racconto "The Sentinel" di Arthur C. Clarke
SCENEGGIATURA: Stanley Kubrick e Arthur C. Clarke
EFFETTI SPECIALI: Tom Howard, Stanley Kubrick, Col Pederson, Douglas Trumbull, Wally Veevers
NAZIONALITÀ: U.S.A./Gran Bretagna
CARATTERISTICHE: colore
CAST: Edward Bishop, Keir Dullea, Gary Lockwood, William Sylvester
Trama
Dalla nascita della consapevolezza di esistere da parte dell’uomo primitivo, e delle proprie capacità cerebrali, alla comprensione definitiva del senso della vita, del motivo per cui ci troviamo in questo Universo da parte di un uomo, il capitano Bowman, che ha vinto la paura di essere solo nel Cosmo. La storia delle grandi domande del genere umano punteggiata dall’emblematico apparire del monolito.
Recensione
Qual è il momento in cui nasce l’uomo? Quand’è che parte la grande avventura del genere umano che lo porterà alla conquista dello Spazio? In che momento la Vita ha assunto un significato che va al di là di meccaniche attività molecolari per divenire un esistenziale quesito destinato, finora, a non ottenere risposte? Perché esistiamo? Qual è il fine? Le grandi domande dell’uomo hanno inizio nel momento in cui il primo ominide scopre il pensiero e la possibilità che esso offre di associare due dati semplici per generarne uno nuovo. Dall’utilizzo come arma di un osso ai viaggi nel cosmo il passo è stato brevissimo. Un istante. Esattamente come ci propone la pellicola realizzata nel 1968 da Stanley Kubrick, “2001 Odissea nello Spazio”. Un passaggio istantaneo di inquadratura dal volo della rudimentale arma a quello di una ancora futuristica astronave. Il geniale regista non intende certo dare risposta alle millenarie domande dell’uomo ma letteralmente proiettare tali quesiti fino all’estremo della realtà comprensibile dal genere umano ed oltre la curva costante del Tempo.Se i ritmi lenti delle riprese sono classiche nella cinematografia della fine degli anni ‘60, è impossibile non avvertire l’accelerazione progressivamente geometrica dell’evoluzione del flusso di conoscenza che plasma l’uomo nel plasmatore della Terra. L’apparire del monolito, invece, mantiene emblematicamente un costante ritmo: quattro volte in tutto. Ecco, lo scorrere del film può, senza timor di critica, essere suddiviso in quattro grandi momenti, corrispondenti alle altrettante inquadrature del monolito. La prima, in un ambiente ostile alla vita, sospettosamente lunare, in cui lo scopo del vivere è chiaro: sopravvivere. E farlo con i mezzi a propria disposizione. Dalla semplice forza muscolare e numerica del branco all’utilizzo di uno strumento il passo è enorme, immenso, profondo quanto gli abissi siderali. E’ il monolito Iche, come un trampolino verticale per catapultarsi in avanti, segna questo punto di confine tra animale e uomo.Accelerazione dei tempi evolutivi e in lampo lo spettatore è immerso nel buio dello Spazio. Un ambiene altrettanto ostile ma non più minaccioso: l’uomo ci viaggia (e telefona) con totale disinvoltura in confortevoli e astronavi abbacinanti in pieno stile Kubrick. L’Odissea umana continua con un altro slancio in avanti con la scoperta del monolito sulla Luna, che spinge l’uomo verso Giove, dove ad attenderlo c’è la penultima tappa del percorso conoscitivo del genere umano. Ma per raggiungerlo occorre la perfezione calcolatoria del super computer Hal 9000 o invece è necessario non aver paura di doversi confrontare con la propria umanità, imperfezione, creatività? Hal tenta di eiminare l’uomo nel momento in cui si sente minacciato proprio da queste umane peculiarità e, nella sua perfetta logica, la perdita dei processi logici (ad opera del capitano Bowman) sono per esso motivo di paura. Autentica, poiché la sua mente calcolatoria era l’unico suo viatico e fine di esistenza. Non così per l’uomo, che invece ha il coraggio (e la curiosità, potentissimo propulsore evolutivo) di superare la barriera della materia viaggiando alla velocità della luce e piegando la curva del Tempo. Kubrick conosceva bene le teorie della Relatività di Einstein, secondo cui un corpo che viaggi alla velocità della luce diviene energia pura e si muove in una dimensione spazio temporale ad arco e non più lineare. Da qui, la possibilità di saltare da un segmento dell’arco a quello posto frontalmente. Viaggiare nel Tempo, quindi. E il capitano Bowman fa ciò che ogni uomo vorrebbe fare e nel contempo ne è assolutamente terrorizzato: vede la la sua morte. Un vecchio che muore sereno e soddisfatto dell’esistenza vissuta. E che, nonostante ciò, nell’attimo di morire, vede davanti a sè torreggiare nuovamente il monolito.E finalmente ha la risposta alla domanda ancestrale ed arcaica: perché?La risposta è la ragione stessa della domanda: la Vita. E l’Odissea, quindi, non può finire poiché ha un andamento circolare. Se esistesse una risposta definitiva, capace di terminare la ricerca dell’uomo, essa rappresenterebbe la distruzione del monolito. e la fine dell’uomo. La cosa importante, ci sussurra Kubrick, è quindi non smettere mai di porsi domande, né di avere paura, né di cercare. Non smettere mai di esere umani.
Diverremmo tanti Hal 9000.
1 Comments:
Kubrik... un grande ... ma PESANTE!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
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