ESSENZIALITÀ RIDOTTA ALL’OSSO: VIAGGIO NEL SOBRIO DESIGN DELL’EX DDR

Negli ultimi tempi in Germania la cosiddetta “ostalgie”, ovvero la nostalgia per la defunta Repubblica Democratica Tedesca, è stata la centro dell’attenzione. Da pellicole del calibro di “Goodbye Lenin” a programmi televisivi come “Die DDR show”, forme e prodotti del recente passato “ost” sembrano vivere una seconda giovinezza.Dopo essere velocemente scomparsi dagli scaffali della Germania riunificata al grido di “Taste the west”, “Prova il gusto dell’Occidente”, gli storici marchi della DDR sono infatti diventati oggetto di riscoperta.A presentarceli in tutto il loro splendore retrò arriva adesso il volume “DDR design 1949-1989”pubblicato dalla casa editrice Taschen.Pratici, sobri, funzionali, degni eredi della tradizione del Bahuaus e fedeli al loro ruolo di semplici oggetti o merci, i prodotti presentati nel libro non concedono nulla all’immaginazione e si mostrano del tutto ignari di concetti occidentali quali marketing e packaging.Fra i più interessanti quelli relativi alla, diciamo così, “elettronica” come lo scalda-acqua da viaggio ad immersione – in pratica un antigienico ferro, collegato alla corrente, da inserire in un bicchiere – o le bobine-prolunghe che al posto della plastica utilizzano la bachelite.Che dire poi di televisori e impianti stereo, tutti caratterizzati da un design spartano e dal numero limitato di pulsanti.Anche nel campo dell’igiene personale l’essenzialità della produzione DDR balza subito all’occhio: se la grafica delle saponette mette in mostra nel più allegro dei casi il disegno, chissà per quale motivo, di uno sbiadito pappagallo, i rasoi da barba bandiscono qualunque ipotesi multilama o monuso a favore di una sola lametta intercambiabile inserita in un robusto corpo d’acciaio.Quantomeno improbabili invece, se non proprio assurde, le fantasie dei tessuti capaci di mettere insieme scimmiette e fiori, anatre ed automobili, malanzane e pere, rombi insieme a quadrati insieme a righe insieme a qualunque altra figura geometrica: insomma un delirio capace di lasciare senza parole anche il più imaginifico degli stilisti.Eppure se agli inizi degli anni novanta nessuno si sarebbe mai immaginato che avrebbero avuto una seconda vita, oggi questi prodotti hanno riguadagnato un loro spazio non solo nell’immaginario comune ma anche sugli scaffali.Così, rinnovata nell’aspetto e al grido di “Evviva sono ancora viva”, la Club-Cola è tornata nei supermercati per sfidare le più blasonate marche straniere di soft drink, mentre anche le sigarette Juwel – col parodico slogan di “Ho già provato il gusto dell’Occidente” – sono riapparse sul mercato.Difficile invece che la mitica Trabant, il cui tempo di attesa per averla era di circa dieci anni, possa mai competere con avversarie quali Golf e simili. Costeranno anche di più, ma almeno con queste non s’invecchia scarpinando.
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